Le religioni si chiedono chi abbia creato l’Universo. 

La scienza si interroga su come sia nato e, in subordine, se nell’Universo ci siano altre forme di vita. 

L’Astronomia genetica si domanda se l’Universo sia in sé vita, se cioè è possibile pensare a questo Universo (senza peraltro escludere altri Big Bang e altri Universi) come a un organismo vivo e vitale, di cui la Terra e il Sistema solare non sono che una parte infinitesimale, atomica, della struttura (del tessuto) che lo compone.

Se si accoglie l’ipotesi secondo la quale la nascita dell’Universo non è stato un accadimento accidentale ma, come per le nascite che conosciamo, il frutto di circostanze non casuali ma causali legate all’espressione di una Intenzione in grado di determinarne l’accadimento e di orientarne gli sviluppi nel tempo, la naturale conseguenza è solo una: l’Universo non è solo una creazione: è esso stesso una creatura, un organismo vitale di dimensioni incalcolabili: qualcosa di singolarmente (nel senso di unitario) e ‘specialmente’ fecondato e vivente. E se così stanno le cose, la Terra – che da quell’evento iniziale è derivata – altro non è che una minuscola parte di quell’organismo misterioso che, a quanto pare, è tuttora in espansione (e quindi in crescita). 

Forse è venuto il momento di farsene una ragione.

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Helmut Newton & Pirelli

Storia di un Calendario censurato 

La mattina di lunedì 9 settembre 1985, a Milano, nella sala del Consiglio della Industrie Pirelli SpA, al numero 5 di Piazza Cadorna, cinque alti dirigenti attendevano l'arrivo in riunione di Filiberto Pittini, ingegnere, Amministratore delegato del Gruppo Pirelli, secondo soltanto - nella rigida gerarchia fissata dagli organigrammi del gigante mondiale della gomma - al Presidente e azionista di riferimento, Leopoldo Pirelli.

La giornata era soleggiata, la temperatura mite, il traffico, come ogni lunedì, meno congestionato del solito. 

(...)

Ora, mentre le lancette degli orologi annunciavano che le ore undici erano state superate da un paio di minuti, i cinque dirigenti convenuti in piazza Cadorna stavano per proporre un ulteriore, sensazionale annuncio. Era sufficiente guardarsi attorno per rendersene conto. Alle pareti della sala consiliare era stata allestita una sfilata di pannelli sui quali si trovavano affisse in grande formato le immagini di un nascente, nuovo e straordinario Calendario Pirelli 1986, ma questa volta interamente made in Italy: un Calendario italiano di grandissimo pregio da affiancare a quello inglese già leggendario e da destinare a rappresentare l'intero Gruppo nel mondo.

(...)

Nella Pirelli del Presidente Leopoldo e di Filiberto Pittini nessun ritardo era ammesso. Mai. Per nessuna ragione. Ma quella mattina la porta della sala del Consiglio si aprì esattamente cinque minuti dopo lo scoccare delle undici.

Filiberto Pittini, friulano di Gemona, alto, elegante, un bell'uomo dotato di carattere e di stile, avanzò con passo rapido, sorridente. Strinse la mano a tutti i presenti, ricambiò le parole di saluto e, senza perdere altro tempo, si avvicinò al primo pannello.

"Teneva le mani in tasca", ricorderà più tardi uno di presenti. "Lentamente, in un silenzio tombale, iniziò a passare in rassegna le immagini esposte. Passo dopo passo, soffermandosi davanti a ciascuna fotografia e poi spostandosi ancora di qualche metro".

Il volto era inespressivo. Lo sguardo sembrava trapassare le immagini su cui di volta in volta si dirigeva. Così trascorsero quattro, forse cinque interminabili minuti di gelo. Qualcuno, in quella assenza di valutazioni e di commenti, si chiese se Pittini avrebbe coinvolto direttamente Leopoldo Pirelli nell'esprimere un giudizio.

"Ricordo", dice Gianfranco Bellingeri, "che compì un primo giro. Poi un secondo. Pittini era un bravo fotografo. E' come se avesse fatto prima una analisi tecnica delle immagini e poi volesse rivederle a una a una per una lettura più emozionale. Fu in questo secondo giro che, fermandosi davanti alla fotografia che ritraeva una modella nell'atto di effettuare un rifornimento di carburante, si girò verso di noi e, con un linguaggio a lui del tutto inconsueto, scandì nel silenzio generale: 'E voi promuovereste la Pirelli con questa faccia da puttana? Questo è un calendario di puttane. La Pirelli queste cose non le pubblica'".

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