Le religioni si chiedono chi abbia creato l’Universo.
La scienza si interroga su come sia nato e, in subordine, se nell’Universo ci siano altre forme di vita.
L’Astronomia genetica si domanda se l’Universo sia in sé vita, se cioè è possibile pensare a questo Universo (senza peraltro escludere altri Big Bang e altri Universi) come a un organismo vivo e vitale, di cui la Terra e il Sistema solare non sono che una parte infinitesimale, atomica, della struttura (del tessuto) che lo compone.
Se si accoglie l’ipotesi secondo la quale la nascita dell’Universo non è stato un accadimento accidentale ma, come per le nascite che conosciamo, il frutto di circostanze non casuali ma causali legate all’espressione di una Intenzione in grado di determinarne l’accadimento e di orientarne gli sviluppi nel tempo, la naturale conseguenza è solo una: l’Universo non è solo una creazione: è esso stesso una creatura, un organismo vitale di dimensioni incalcolabili: qualcosa di singolarmente (nel senso di unitario) e ‘specialmente’ fecondato e vivente. E se così stanno le cose, la Terra – che da quell’evento iniziale è derivata – altro non è che una minuscola parte di quell’organismo misterioso che, a quanto pare, è tuttora in espansione (e quindi in crescita).
Forse è venuto il momento di farsene una ragione.
Giochi di Guerra
INTRODUZIONE
Dimmi come giochi e ti dirò chi sei. Sembra una espressione banale ma non lo è. Il gioco è in generale una espressione piuttosto esplicita delle caratteristiche e delle attitudini di un popolo. Naturalmente esistono giochi e giochi. Ci sono quelli per l’infanzia e quelli per l’età più adulta, giochi individuali, di coppia e di gruppo, giochi di fortuna e giochi di strategia, e in base alle loro caratteristiche e regole mutano anche gli strumenti necessari per il loro svolgimento. Se una bambina o un bambino che vogliono giocare al “Mondo” necessitano di qualche metro quadrato di suolo, di un gesso e di un coccio (oltre che della conoscenza dei numeri da uno a dieci), altre cose occorrono (carte, gettoni, tessere, pedine, tavolieri, dadi e così via) per impegnarsi in una partita di Bridge, di Mancala, di Scrabble, di Monopoli o di Risiko.
Nel vastissimo mondo delle attività ludiche, tuttavia, le differenti culture e civiltà hanno inventato, elaborato e selezionato alcuni specifici giochi destinati a fruitori adulti che, per le loro caratteristiche, sembrano un distillato assai denso ed espressivo delle loro caratteristiche e tendenze comportamentali, dei loro orientamenti psichici e mentali, in una parola del loro “carattere”.
A ben guardare, insomma, questi giochi sono più di una fotografia della realtà da cui originano, ma ne diventano ancora più in profondità una sorta di radiografia. E come una radiografia aiuta a cogliere lo stato “interno” di un corpo, ecco che questi giochi sembrano diventare la confessione a un tempo esplicita e inconscia del popolo che l’ha creato e l’ha interiorizzato.
Il conflitto russo-ucraino iniziato nel febbraio del 2022 ha messo a confronto tre “mondi” tra loro molto differenti per storia, cultura, struttura sociale, mentalità, valori individuali e collettivi, impianto economico, e così via. Quello che avrebbe potuto essere un regolamento di confini dal rilievo relativamente locale è stato elevato, con una serie di interventi e di decisioni politiche e militari prese nell’arco di pochi giorno (e sul contenuto e l’importanza delle quali questo libro non intende intervenire) a scontro epocale di civiltà, visioni e, per dirla tutta, anche di interessi. Quanto l’elevare la situazione fino a prefigurare il rischio e addirittura l’eventualità di una “terza guerra mondiale” sia stato opportuno, necessario, “giusto”, ciascuno può valutarlo personalmente e liberamente. Queste pagine sono scritte con il conflitto ancora in corso e in una fase che pare vedere lontana ogni possibilità di mediazione e di accordo. Una fase in cui, per restare in tema, i giochi sono ancora tutti da fare. E il loro obiettivo è cogliere questa tragica occasione per alcune riflessioni di carattere più generale su come i differenti modi in cui questa crisi internazionale è affrontata e gestita coincidono con tre “giochi di guerra” che sono peculiari dei tre Paesi, o per meglio dire delle tre Potenze, maggiormente interessate alla “direzione” del conflitto.
Ma quali sono i tre “mondi” a confronto ai quali si è accennato? E quali i giochi che ne caratterizzano i comportamenti?
Per ordine logico il primo è la Russia. E’ la Russia ad avere attaccato e invaso l’Ucraina.
Anche in questo caso non entriamo nel merito delle ragioni rivendicate da Mosca così come nelle contro-considerazioni del Paese invaso e dei suoi alleati occidentali. Ci limitiamo più semplicemente a richiamare l’attenzione sul fatto che il gioco per eccellenza identificativo della cultura e delle attitudini russe è il gioco degli Scacchi.
Il secondo protagonista della scena è a stelle e strisce: gli Stati Uniti d’America.
E’ stato essenzialmente il presidente Biden a porsi a capo del mondo occidentale nella trasformazione del conflitto russo-ucraino in un fatto di gravità e dimensioni planetarie, destinato a segnare il futuro del globo, a marcare un punto di non ritorno nella lotta tra bene e male, e nel promuovere di conseguenza una politica dell’intervento, sia pure non direttamente impegnato sul campo, che per dimensioni economiche, finanziarie e politiche globali non aveva avuto precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale. E il gioco simbolo degli Stati Uniti, come è universalmente noto, è il Poker.
La terza Potenza che costituisce elemento essenziale ed è protagonista di questa storia, un “convitato di pietra”, al contempo vivissimo ed assai ingombrante, è la Repubblica Popolare Cinese.
La Cina, come è noto, non ha aderito fino al momento in cui scriviamo (e dubitiamo che lo faccia in futuro) ad alcuna della azioni occidentali (leggi americane) intraprese contro la Russia, ha sottolineato la propria “granitica” vicinanza a Mosca, ha reso palese il suo storico disprezzo per i valori del capitalismo e dell’imperialismo americani. Al contrario si è schierata su una linea tesa ad evitare l’allargamento del conflitto e il progressivo aumento della sua intensità.
A che gioco gioca la Cina? Limitiamoci a rilevare che i cinesi giocano da circa quattromila anni a Wei-c’hi.
Questo piccolo libro vuole quindi introdurre, a partire dagli avvenimenti in corso ma con l’intento e l’ambizione di allargare lo sguardo a un orizzonte storico assai più vasto, alcune riflessioni su come Scacchi, Poker e Wei-c’hi corrispondano pienamente alle assai differenti politiche strategico-economico-militari applicate da questi tre Paesi non solo in occasione del conflitto russo-ucraino, ma anche negli anni e nei decenni precedenti, nei numerosissimi conflitti precedenti, nelle visioni elaborate fin qui e nei comportamenti che, attualmente in atto, segneranno il futuro del mondo e i suoi cambiamenti a tutti i livelli.